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Un’Europa vicina alle città

Contesto

Allo stato attuale, in Europa, le città – a parte le grandi capitali e le principali città metropolitane – faticano ad avere un rapporto diretto con le Istituzioni europee. Questo nonostante le città – non solo le grandi città, anche le città medie – siano in prima fila nell’implementare le grandi transizioni e nel mettere a punto soluzioni innovative per i grandi problemi del nostro tempo.

Anche nell’erogazione dei finanziamenti diretti ai territori, l’UE privilegia i rapporti con gli Stati nazionali e con le Regioni, affidando a queste ultime l’erogazione dei Fondi Strutturali. Alle città e in generale ai Comuni è lasciata solo la possibilità di partecipare ai bandi europei, quelli competitivi, che rappresentano però la quota minore dei contributi erogati dall’UE.

Per questo è imperativo che l’Unione riconosca l’importanza delle città, oggi sottovalutata.

Su cosa agire

Risorse e finanziamenti diretti alle città

In primo luogo, sarà importante ottenere che l’UE riconosca risorse e finanziamenti in modo diretto ai Comuni e alle città, per implementare decisioni e progetti e proseguire quei percorsi di innovazione di cui le città sono il laboratorio privilegiato.

Sindaci: ruolo nel processo decisionale

In secondo luogo, sarà fondamentale riconoscere ai Sindaci un ruolo nel processo decisionale delle grandi transizioni del nostro tempo, in modo da poter utilizzare la competenza, l’esperienza e l’energia delle città per affrontare insieme le grandi sfide collettive.
Recentemente l’Unione Europea è riuscita a realizzare un modello positivo attraverso la EU Cities Mission, ovvero la missione che punta a realizzare 100 Climate-neutral and smart cities by 2030, l’alleanza strategica delle città per anticipare la transizione ecologica del continente e creare modelli positivi di sviluppo del territorio. In questo caso, attraverso la firma City Contract che contengono le politiche e le azioni che verranno realizzate da qui al 2030, città per città, si è costruito un modello virtuoso di coinvolgimento dei Sindaci e dei territori nelle decisioni europee, modello che va replicato in futuro. Peccato che non vi siano risorse economiche a sostenere le azioni delle città!
Ciò che appare auspicabile, dunque, è una riforma del Comitato Europeo delle Regioni, un organo che esiste dal 1994 e che, sulla carta, dovrebbe proprio permettere agli amministratori locali di far sentire la voce dei propri territori. L’obiettivo che possiamo darci è quello di rendere questo organismo più incisivo, ma prima ancora di trasformarlo nel Comitato Europeo delle Regioni e delle Città, perché anche ai rappresentanti dei Sindaci sia data la possibilità di contribuire alle importanti scelte che l’UE dovrà assumere nei prossimi anni.

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